Avevo 15 anni ed erano i primi anni ‘80 quando per la prima volta vidi Milano. Ricordo che uscendo dalla stazione della metropolitana nel centro della città provai una grande emozione nel vedere il duomo dal vivo. Un edificio maestoso e imponente. Arrivare in una grande città come Milano a quei tempi, quando le connessioni da casa con l’esterno erano solo la radio e la televisione, dava la sensazione di prendere veramente contatto con il mondo. Per tanti Milano era un mito.
Il luogo nel quale giovani e meno giovani potevano realizzare progetti e ambizioni. Milano è una città in continua evoluzione. Attiva, vivace, dinamica, dove tutto funziona in modo efficiente e dove chiunque da qualunque luogo arrivi può integrarsi. Non è frequente incontrare milanesi che siano tali da generazioni. Tanti, dopo la guerra e nel periodo del boom economico, sono emigrati dal sud per trovare lavoro e garantire un futuro ai propri figli. E le generazioni successive hanno continuato ad andarci anche solo per studiare o fare carriera.
Penso che Milano sia una città che non lascia indifferenti, la si ama o la si odia, o si è ben integrati oppure si vive un po’ ai margini. Per vivere bene a Milano occorre avere un buon lavoro e una buona retribuzione dal momento che i costi sono piuttosto elevati. I ritmi di lavoro sono frenetici e spesso la gente è sotto pressione, motivo per cui i fine settimana chi ha la possibilità fugge dalla città e si dirige verso destinazioni vacanziere. Continuo allora a domandarmi perché coloro che dichiarano di amare tanto Milano scappano via ogni fine settimana!
Milano è il posto ideale per lavorare, per produrre, per comprare, per conoscere le ultime novità in svariati settori, dall’arredamento d’interni alla moda, dall’architettura al design, dalla tecnologia all’arte, per incontrare persone provenienti da ogni parte del mondo che vi sono giunte non tanto per ammirare le bellezze del nostro paese bensì per portare avanti un qualche progetto.
Milano è tuttavia priva di alcuni dei requisiti che, a mio avviso, la rendono un luogo pienamente vivibile.
Il primo grande limite è rappresentato dall’inquinamento. Trovandosi nella Pianura Padana, una delle aree più industrializzate d’Europa, e complice una scarsa circolazione di correnti, dovuta alle caratteristiche morfologiche delle regioni a sud delle Alpi, è presente nell’aria un notevolissimo ristagno di sostanze inquinanti. È vero che negli ultimi decenni sono stati fatti grossi passi avanti: limitazione al traffico di un’ampia area del centro, creazione di aree verdi e di piste ciclabili e nuovi bellissimi quartieri la cui realizzazione ha seguito criteri di ecosostenibilità (si pensi al “Bosco Verticale”: due edifici residenziali progettati in modo tale da avere sui balconi arbusti e persino alberi!).
Malgrado gli sforzi la Pianura Padana per le ragioni indicate resta ancora una delle aree più inquinate d’Europa.
Il secondo motivo per cui trovo Milano un luogo poco ospitale riguarda le relazioni umane.
Nella vita degli abitanti di questa città il lavoro sembra avere la priorità su tutto. Si ha l’impressione che le persone siano talmente concentrate sulla propria attività lavorativa da non avere la capacità di interagire con gli altri in modo piacevole e rilassato. Mi è capitato una volta un fruttivendolo che si è irritato perché dopo essere andato nel retrobottega per prendermi del prezzemolo ci è dovuto ritornare perché mi sono ricordata che mi serviva anche il basilico. Questa mia disattenzione lo aveva spazientito. Chi vive a Milano è incline all’efficienza e se ne aspetta altrettanta. Anche in vacanza. È tipica la frase “Lavoro, guadagno, pago, pretendo”. Tutto deve filare liscio perché altrimenti si perde la pazienza. È difficile incontrare persone inclini a coltivare autoironia e senso dell’umorismo ed è quindi raro scambiare qualche battuta con gente con la quale si viene a contatto anche brevemente nel corso della giornata. Troppa efficienza scarsamente compensata in modo regolare da pensieri e attività che liberano la mente.
A Milano non ho mai mangiato particolarmente bene ma ci sono tanti bellissimi locali alla moda. Una tipica occasione di socialità fuori dal lavoro è l’aperitivo. L’aperitivo significa stare in piedi con in mano un bicchiere con una bevanda per lo più alcolica, intrattenendo la conversazione con molte persone contemporaneamente. Un po’ come ai matrimoni. Questi incontri si verificano dopo il lavoro e prima di rientrare a casa. In sostanza è un modo per intrattenere molte relazioni sociali che, se anche possono arricchire la proprio esistenza ad esempio nell’ambito lavorativo, è difficile possano sfociare in relazioni di amicizia. Brevi conversazioni fugaci con persone diverse spostandosi da una parte all’altra sono qualcosa di molto diverso dal calore e la convivialità che si creano stando tutti seduti a mangiare intorno a un tavolo!
Ho trascorso lunghi periodi della vita a Milano sia da ragazza che da adulta. Devo dire che nonostante sia una città che non ho mai amato molto le riconosco innegabilmente il pregio di essere un luogo estremamente vivace, nel quale è possibile trovare ogni cosa e svolgere agevolmente ogni tipo di attività. È per il mio paese un solido motore economico ed una porta aperta verso l’Europa e il resto del mondo.